
🤖 L’Intelligenza Artificiale può scrivere un reclamo per una disputa sui nomi a dominio ?
- MFSD IP ADR CENTER AND ACADEMY
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
di Pierfrancesco C. Fasano
Introduzione
Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale ha trasformato profondamente il lavoro nell’area della tutela on line dei segni distintivi. Strumenti avanzati aiutano a filtrare grandi quantità di dati, individuare schemi d’uso sospetti e automatizzare attività ripetitive. Tuttavia, dalla crescente diffusione dei modelli linguistici generativi è nata una convinzione pericolosa: l’idea che l’IA possa arrivare a redigere da sola un reclamo in una procedura di risoluzione extragiudiziale di riassegnazione di nomi a dominio.
La realtà è più complessa: l’IA può assistere, ma non può sostituire la capacità analitica, il giudizio e la responsabilità del redattore umano.
1. L’illusione dell’IA che “sembra intelligente”
I moderni modelli linguistici sono abilissimi nel produrre testi fluenti, ben scritti e coerenti. Ma questa abilità è spesso un’illusione: la macchina non sa se ciò che afferma è vero o corretto.
Un reclamo ben scritto, privo però di accuratezza giuridica o di rigore probatorio, è un rischio enorme. Le procedure sui nomi a dominio — come l’UDRP o URS di ICANN o le procedure ADR dei registri nazionali — richiedono prova, analisi e coerenza argomentativa, citazioni di precedenti in termini; non semplici frasi in apparenza ben costruite.
2. La redazione dei reclami è un esercizio di persuasione razionale
Ogni disputa sui domini ha un obiettivo chiaro: convincere l’arbitro nominato dal Centro di Risoluzione delle Dispute scelto dal ricorrente.
Ciò significa che l’onere della prova deve essere:
• preciso,
• leale,
• supportato da prove verificabili,
• inserito in un quadro giuridico corretto.
Un’IA può imitare il tono, ma non possiede il concetto di giudizio. Non distingue una buona argomentazione da una fallace; non comprende il contesto, la linea logica o l’evoluzione della giurisprudenza. Semplicemente imita o quantomeno tenta di farlo, o molto spesso blandisce chi fa domande (prompt) all’IA.
3. Il problema del training: poche fonti, qualità disomogenea
I reclami nelle dispute sui domini non sono pubblici, e anche laddove lo fossero, la loro qualità varia enormemente. Non esiste, oggi, un corpus omogeneo di materiale che possa “insegnare” a un algoritmo cosa sia un reclamo efficace.
Il risultato è un paradosso: l’IA può imitare lo stile di un reclamo, ma non sa cosa sia un reclamo né come vada strutturato in modo efficace.
4. Il caso WIPO D2025-4174: quando l’IA tradisce il redattore
Un esempio recente illustra i rischi in modo lampante. Nel caso Victor Adam Bosak III v. Robert Rogers, R D Rogers LLC (WIPO n. D2025-4174, <upscaleavenues.com>), il ricorrente ha presentato un reclamo contenente:
• citazioni di casi inesistenti,
• citazioni di casi esistenti ma totalmente irrilevanti,
• argomentazioni inconferenti o illogiche.
L’Arbitro ha osservato che il testo presentava “tutti i tratti tipici delle allucinazioni dell’IA”. La severità del giudizio è paradigmatica:
• il reclamo è stato definito fuorviante, imprecisa e inaccettabile;
• il ricorrente è stato condannato per reverse domain name hijacking;
• l’atteggiamento è stato considerato negligente e dannoso per il corretto svolgimento della procedura.
In altre parole, la “scorciatoia” dell’IA ha compromesso sia il caso sia la credibilità del ricorrente.
5. La tentazione dei sistemi commerciali che promettono troppo
Crescono sul mercato strumenti che promettono “redazione automatica di reclami”, ma spesso le loro capacità reali non sono all’altezza. In alcune dimostrazioni pubbliche si sono già riscontrati:
• precedenti inventati,
• ragionamenti giuridici inconsistenti,
• errori fattuali macroscopici.
Il problema non è la tecnologia, ma l’idea (completamente sbagliata) che si possa “premere un pulsante” e depositare un documento senza controllo umano.
Il caso upscaleavenues.com dimostra che questo comportamento espone a:
soccombenza nella procedura,
danni reputazionali,
possibili conseguenze deontologiche.
6. L’IA è un alleato, non un redattore digitale
L’IA può essere utilissima quando impiegata correttamente. Può supportare il professionista in attività ripetitive e time-consuming, come:
• analisi di pattern nei dati,
• raccolta di prove,
• organizzazione preliminare del materiale,
• generazione di schemi o prime bozze.
Ma la parte cruciale del lavoro — strategia, giudizio, costruzione delle argomentazioni, responsabilità professionale — resta inevitabilmente umana.
Conclusioni: nessuna scorciatoia sostituisce l’esperienza
La tecnologia può accelerare il lavoro, ma non può pensare al posto nostro. Gli atti in una procedura di risoluzione extragiudiziale dei nomi a dominio (reclamo e replica, di regola), così come le decisioni ADR, richiedono rigore, accuratezza e comprensione contestuale, nonché conoscenza dei precedenti. Gli Arbitri si aspettano argomentazioni solide, prove verificabili e una narrazione giuridica logica e coerente.
L’IA è uno strumento potente, ma non un sostituto. Nel mondo delle dispute sui domini, il fattore umano non è un dettaglio. È la condizione essenziale per un reclamo (ed anche per una decisione di un Arbitro), efficace, credibile e professionale.
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